El baile de la gambeta

Qualcuno lo conosco appena, altri solo un po’ meglio, di altri  ancora non ricordo nemmeno il nome, se non stavano con me in squadra non dovevo chiamarli. Seduti al bar, Mariano mi sorprende chiedendomi a bruciapelo cosa penso dei rumeni, di tutti i rumeni. Mi chiede se la penso come la maggior parte delle persone che incontra, come la tv. Mentre gli altri parlano degli anni d’oro dello Steaua, lui mi dice del loro lavoro. Panettieri. Lavorano per nove ore a cavallo tra la notte e il giorno, tre delle quali in nero. Non prendono lo stipendio da due mesi. Al sabato li vedo ridere dietro a un pallone, non risparmiano una goccia di fiato. Corporatura rocciosa, tecnica non impeccabile ma grinta da pala meccanica. Buoni come il pane.
A volte giochiamo al Poliesportiu Miro, da cui eravamo stati anche banditi in estate per aver fatto il bagno in una capiente piscina gonfiabile lasciata incustodita proprio accanto al campo. Altrimenti, come da piccoli, scavalchiamo una rete di recinzione,  popoliamo il campetto di una scuola incastrata tra Sants e Zona Franca. Siamo argentini, cileni, rumeni, italiani, francesi, boliviani, ecuadoreñi, colombiani, gli spagnoli sempre in minoranza.  Non proprio come i latinos dietro al Camp Nou, che si giocano le bevute del fine settimana,  soltanto tra loro e con discutibilissime regole coniate da loro medesimi.
In tutti questi mesi non mi è mai capitato di vedere un solo fallo cattivo, nemmeno un piccolissimo insulto, un accenno di rissa. E intanto, guardandomi allo specchio, riscopro quell’eleganza che credevo di aver perduto, stop di petto in corsa e botta al volo sul secondo palo, applausi dal campo. E poi gambeteando sorrido. Non serve che qualche ente benefico ci monti sopra un evento sponsorizzato e finanziato dalle più sensibili amministrazioni o multinazionali, non serve chiamarlo torneomulticulturaleperlaserenaconvivenzatraipopoli. Basta una palla e un giro di chiamate in cui sono caduto dentro per miracolo. Benvenuti a Barcellona.

5 Comments
  • alfredo
    Posted at 15:52h, 13 Febbraio

    Sante parole: per divertirsi bastano un pallone e persone con la voglia di correre. Ricordo che scavalcavo con gioia la righiera della villa e il muretto dei Malati.
    E comunque, sempre troppo forte quel Leotta: attendo paziente di poterci giocare di nuovo insieme per ricomporre parte di una squadra storica.
    fredo

  • lucha
    Posted at 23:15h, 13 Febbraio

    troppo buono freduzzu. E che destro, se te la scodello al centro sono certo che me la piazzi all’incrocio di prima intenzione. I tempi del glorioso Lokomotiv sono ineguagliabili, così come non conoscono paragoni i nostri campetti d’infanzia. Andiamo per il mondo giocando di nostalgia.

  • mauro
    Posted at 06:54h, 20 Febbraio

    Solo la solitudine silenziosa del mattino mi autorizza a concedermi tempo . Ora che sto bene … mi piace dormire ;)) Tra tante partite giocate ricordo quelle dove ho giocato con voi… e l’ultima è stata per me la prima di una nuova era…

  • il Presidente
    Posted at 01:58h, 22 Febbraio

    proprio qualche ora fa il Lokomotiv, nel recupero contro gli Sporting Pilsner ha lottato, tirato e, a causa anche di un pò di sfiga, perso per 3a1. siamo comunque in striscia positiva e dopo un girone di andata faticoso ora siamo lì in zona promozione a lottare per la serie A.

    Conservate sempre le vostre numero 5 e numero 10 che un giorno le vorrei vedere nuovamente sciorinare finte e tiri in qualche campo da calcio…

  • Alfredo
    Posted at 23:05h, 24 Febbraio

    Presidente,
    la maglia numero 5 credo di averla data alla squadra prima della partenza. In ogni caso, si, la vedrai correre nuovamente in campo per il Colleoni. Prometto.
    fredo