Esa mujer se parecía a la palabra nunca

gelman-mederos

Legno secco, vibra ancora dell’esilio d’una vita, vibra d’amore come eco da distanza indefinita. E d’abbracci, densità e concretezza d’amore. Se mai amore può dirsi concreto. Nei corpi forse, sul collo baciato, dentro al collo in cui suonano corde gravi di memoria e d’oblio.
Claudica il vecchio Juan in piedi, accenna soltanto un inchino. Ma siede forte poi, i gomiti sul tavolo e sul legno germogliato dal suo legno, parole  carezze dal fondo del fegato. Musica e un sorso di rosso per le infinite città di baci sul petto di Ofelia. Amata nel ricamo. Chissà se mai sfiorata con mano.
Lo ascolto grato, lì come seduto su una pietra, lo guardo bruciare composto come brucia vivo e già immortale un residuo del tempo. Sopravvissuto a migliaia di solitudini per sparizione.
Accanto a lui arriccia note il trio di Rodolfo Mederos. Il viso troppo allegro per la triste devozione del bandoneon, Rodolfo sorride sotto la barba alla festa del poeta, con dita di padre e di figlio culla il pianto del bambino di aria e legno. Ancora legno, chitarra, contrabbasso, lievito di qualità per l’impasto, infissi.
Per questo spazio di parole spesso già sbaragliate o troppo stanche per raggiungere la pagina, a un anno o poco più da quell’assenza d’amore per eccesso che lo aveva acceso, non poteva non essere questa la voce, questa la grazia ruvida a spezzare la pausa, smentire il silenzio.

Esa mujer se parecía a la palabra nunca,
desde la nuca le subía un encanto particular,
una especie de olvido donde guardar los ojos,
esa mujer se me instalaba en el costado izquierdo.

Atención atención yo gritaba atención
pero ella invadía como el amor, como la noche,
las últimas señales que hice para el otoño
se acostaron tranquilas bajo el oleaje de sus manos.

Dentro de mí estallaron ruidos secos,
caían a pedazos la furia, la tristeza,
la señora llovía dulcemente
sobre mis huesos parados en la soledad.

Cuando se fue yo tiritaba como un condenado,
con un cuchillo brusco me maté
voy a pasar toda la muerte tendido con su nombre,
él moverá mi boca por la última vez.

Gotán, 1963

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