Dai Monti di Sarzana

“Je vous souhaite d’être follement aimée”

André Breton, L’Amour fou

Mi sono interrogato molte volte sul senso di questa pagina, trovando ogni volta risposte consolatorie, doverose ammissioni, obiezioni demolitorie. Se è innegabile che tra queste righe scorrono narcisismo, presunzione, autocommiserazione, autoreferenzialità, è vero anche che LuzAzuL mi ha permesso fino a oggi di esprimere sentimenti che sarebbero altrimenti morti per soffocamento.

Sono stato fortunato. Dietro la maschera dei versi e dell’impasto di parole, ho avuto uno strumento per chiamare ogni mio moto dell’animo con il nome adatto, per raccontarne le pieghe, la sofferenza, l’allegria. Ho potuto chiamare amore a gran voce e nelle lingue che ho voluto, nominarlo nell’assenza, vestirlo di colori, parlargli anche a distanza.

A lungo ho creduto che questa lotta senza quartiere a una realtà appiattita nelle emozioni avesse un senso profondo. Esprimere e non reprimere, lo slogan per questa rivolta delle parole. Mi rendo conto di aver sopravvalutato il potere della fantasia, l’efficacia di una metafora. Il risultato è una goleada della realtà contro la squadretta di un falso poeta. La mia porta è un colabrodo, e lo so che bisogna sempre lottare fino alla fine, ma forse stavolta è meglio battere in ritirata, riorganizzare la lotta.

Perchè di questa realtà sbiadita e desolata, del dolore di chi la attraversa in cerca di un tozzo di pane, io non so parlare. Concentrandomi su un piano lirico, ho indugiato sul mio ombelico, perdendo di vista la durezza del mondo. O forse ho semplicemente provato a esorcizzarla con la lotta armata di parole, a cercare una via d’uscita, un orizzonte di felicità possibile oltre le nuvole, un punto di vista più dolce.

Di fatto, questa lotta, così come è nata e cresciuta, non funziona. Alimenta l’utopia ma non cammina. Dipinge un amore luminoso e devastante per poi raccoglierne le ceneri. Questa lotta non ha fortuna, per lei non c’è spazio.

L’istinto sarebbe quello di chiudere baracca e ammettere soltanto l’evidenza: il tempo passa, si invecchia, anche il cuore si rincoglionisce, l’adolescenza è finita da un pezzo. Sarebbe sano accettare questa socialdemocrazia dei sentimenti, adattarsi a essa e non pretendere più nulla. Sarebbe sano piegare semplicemente la testa sotto il peso del cielo grigio, staccare la spina all’immaginazione, trasformare la resistenza spirituale in sopravvivenza materiale. Firmare solo amori a termine, piatti, meccanici, sotto il minimo sindacale delle emozioni.

Per vivere meglio, servirebbe questo. Ma io non sono pronto per lasciare l’intensità della guerriglia, e sogno ancora un amore che sia rivoluzione permanente. Per questo LuzAzuL rimane in piedi come un presidio, mentre io e le mie parole ce ne andiamo per qualche tempo sulle montagne. Torneremo, prima o poi, promesso.

L.

monoscopio1

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