Medusa

Non posso ma tengo le lucciole

infisse nel tuo fondo di pozzo.

Mangia, ti prego, le dita che ho stretto

le mani lisce gratta e tienile zitte.

Ramo con rovo e glicine intreccio

la testa con testa per l’ultimo nodo di fiati,

morso di crema, mosto, foresta, silenzi.

Strozzo la voglia, mi stacco, ti lego

ai miei fianchi, mi aggrappo, sciolgo

la cima trema d’anguilla nell’acqua.

Ora vai, per favore, dimentica

che sfioro la nuca tesa e ho sorriso

in punta d’amore al tuo naso,

che solo me fumi, che apro la bocca, le braccia

e grata strappo ancora un assaggio.

Se sei ancora vivo cancella il mio odore

ma non te ne andare e se accosto

la tenda e mi lascio svanire non credermi.

Io devo. Non togliere il tappo del mare.

Non resto. Io resto. Rimani.

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